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Usa, una tassa sulle Big Tech per lo sviluppo di Internet?

Abbiamo già trattato il tema dello strapotere delle Big Tech sul mercato. Come il recente caso di Amazon e del suo acquisto di iRobot. Ora è intervenuta sul tema la Commissione Federale per le Comunicazioni, la quale ha sostenuto che gli Stati Uniti dovrebbero valutare la possibilità di incaricare le grandi aziende tecnologiche di finanziare le future implementazioni di Internet. In pratica le Big Tech dovrebbero pagare una tassa in Usa per finanziare lo sviluppo della Rete. In occasione dell’avvio di uno dei più grandi cambiamenti nel finanziamento del settore delle comunicazioni degli ultimi decenni.

FCC Usa Big TechLa Commissione Federale Usa del Comunicazione: una tassa per le Big tech

Riguardo a un’eventuale tassa in Usa per le Big Tech, la FCC ha sostenuto che gli attuali metodi di finanziamento si sono evoluti dalla dismissione di AT&T nel 1982. Ed anche dalla legislazione successiva, che è stata in gran parte creata prima dell’attuale era di Internet. E che quindi fa ricadere l’onere sui consumatori.

In una dichiarazione, il commissario della Brendan Carr ha parlato dei mezzi di finanziamento del Fondo per il servizio universale, pari a 9 miliardi di dollari l’anno. Soldi che vengono utilizzati per finanziare vari programmi di connettività. Carr ha detto che sono “bloccati in una spirale mortale” a causa dell’impiego di “un meccanismo che aveva senso ai tempi del dial-up e dei modem stridenti degli anni ’90”. La FCC è ora incaricata di rivedere questo meccanismo. Prendendo in considerazione un’imposta sulle grandi tecnologie che copra la banda larga fissa e mobile.

L’esempio degli altri Paesi

Carr ha osservato che questo approccio sta guadagnando terreno “in Europa, Asia e Sud America”. In quanto le autorità iniziano a riconoscere che l’industria online dovrebbe “contribuire in modo equo a sostenere le reti e gli sforzi per il divario digitale che consentono loro di realizzare ricavi senza precedenti”.

Se non si riesce a trasferire l’onere sui grandi operatori tecnologici, i consumatori potrebbero scegliere di non andare online, ha sostenuto ancora il commissario. Affermando che l’aumento degli attuali prelievi per mantenere il piatto dell’USF potrebbe far lievitare le bollette della banda larga delle famiglie di circa 200 dollari all’anno. E che quindi bisogna porre rimedio ribaltando i costi su chi quella banda sfutta per i suoi affari. E dunque le Big Tech.

giornalista appassionato di tutto quanto fa tecnologia, caporedattore del quotidiano Il Giornale

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