Un laboratorio delle idee. Un progetto di innovazione nato a Castelfranco Veneto nel 2013 e diventato uno dei centri principali in Italia in cui si costruisce il futuro. Si chiama Velvet Media Italy e Serenella Bettin lo ha visitato per noi. Ecco il suo articolo uscito su il Giornale e il video girato per TraMe&Tech.
Velvet Media Italy, il laboratorio del futuro
Nome: Bassel. Cognome Bakdounes. Anni 41. Segni particolari: la firma della sorella tatuata sulla schiena. Capitan Harlock dietro il braccio destro e la V di Velvet dietro quello sinistro. Velvet come il mostro che ha creato. Entriamo dentro questa struttura a Castelfranco Veneto, Treviso. Da urlo.
Dentro si respira aria buona. Condivisione. Passione. Ritmo. Musicalità. Ci sono tavoli pieni zeppi di roba, scrivanie che diventano console, pugni di libri, cataloghi, riviste. Immagini, progetti, schizzi. Ci sono lavori in cantiere, messi a punto, clienti da seguire, social da aggiornare. C’è una densità mista ad armonia. Energia, follia, ribellione, vitalità. E c’è dinamismo. Voglia di fare. Zero lamento. Qui tutti stanno suonando un enorme concerto.
Gente giovane, giovane dentro, giovane fuori, età media 28 anni, chi ha superato i 40 ha la giovinezza che ricalca il viso, che gli piomba addosso, che dà vita a quel motore che fa muovere il mondo: la passione. Una continua evoluzione di idee, sfide, obiettivi raggiunti. Massima resa. Dritti fino al bersaglio. Oltre il cuore. Anche controvento.
Un esempio di marketing digitale
La Velvet Media divenuta nel 2013 Velvet Media Italia è un esempio per il marketing digitale. Opera anche a livello internazionale negli Stati Uniti, Emirati Arabi e Thailandia. Gestisce oltre 3000 clienti. Inizialmente focalizzata per la promozione di imprese offline, ora cura anche tutta la parte social. Cos’è Velvet del resto se non “usare i social network per trasformare gli ignoti in numeri uno”.
Il modello di business si basa sul concetto di Marketing OmniChannel, l’unione di tutti i servizi di comunicazione per il lancio sul mercato di un brand, prodotto, servizio. Nulla è lasciato al caso. Tutto studiato. Per lui Bassel che, con un passato in Ferrari e in Philip Morris, ha imparato che “una cosa è a posto quando la si è controllata mille e una volta, con massima attenzione”.
Qui è un mondo che non sembra neanche italiano. Alle pareti ci sono le immagini dei manga, la passione preferita di Bassel, insieme alla pallacanestro e al punk. Spazi aperti, luminosi, fluidi. Questa è una realtà da 157 dipendenti per oltre duemila metri quadri, premiata dal Financial Times come una delle aziende col più alto tasso di crescita in Europa. Ognuno con la propria postazione. Con la propria passione. E la propria personalità e creatività.
I dieci secondi
Qui si è liberi tutti. Non ci sono briglie o dogmi da seguire, perché quello che hai dentro, il talento, esce meglio se lo lasci suonare. Adrenalina. Cuore. Passione. Fatica. Lacrime e sudore. Quei famosi dieci secondi di cui Bassel parla nel suo libro “Marketing Heroes” che “ti fanno sentire vivo più di ogni altra cosa”.
Cresciuto facendosi da solo, il padre è un ingegnere elettronico siriano nato a Damasco che finisce a studiare a Padova. Doveva restarci un anno. Ma l’amore. L’amore lo fa innamorare della mamma di Bassel che studia lettere, che cita Socrate, quando Bassel cita Kenshiro. Quando disse al padre di voler studiare Comunicazione lui rispose che non era la facoltà proprio per un maschietto. Ma si ricordava di un insegnamento proprio del padre: “il futuro sarà nelle mani di chi fa comunicazione”. Dopo l’università, fa un master dove per pagarsi l’affitto mangia pollo, quello a meno prezzo, due volte al giorno.
L’ispirazione dai manga
Lo studio dove Bassel ci accoglie è pieno zeppo di super eroi, fumetti, manga, libri. Da qui, anelli e braccialetti, ci racconta la sua prossima sfida: la cittadella dell’innovazione. Oggi tre start up su quattro falliscono entro il primo anno, e dopo tre anni ne resta viva una su 12. “Lo Stato italiano – racconta – non aiuta gli imprenditori, siamo stanchi di vedere idee morire e abbiamo risolto il problema alla radice creando un modello rivoluzionario”.
Selezionate 12 startup su cento, stima che “queste realtà nel 2021 possano fatturare circa 16 milioni di euro”. Ci sono già fondi di investimento pronti. “L’Italia deve uscire dalla crisi economica causata dal covid e saranno questi business a salvarla. È la prova che le idee possono ancora vincere”. Sì. Perché come gli ha insegnato il basket, arriva un momento nella vita che non è né un secondo prima, né un secondo dopo, dove da solo non vai da nessuna parte e… “o passi la palla o ciao!”.

giornalista appassionato di tutto quanto fa tecnologia, caporedattore del quotidiano Il Giornale
