L’Italia è uno dei Paesi con il maggior numero di attacchi informatici a livello globale, ma oggi, grazie all’intelligenza artificiale, bastano quattro giorni, quando tempo fa erano necessari mesi per realizzare un attacco cyber organizzato.
L’Italia una delle maggiori vittime degli attacchi: come stiamo risolvendo
Con il 53% dei casi, l’Italia è uno dei paesi maggiormente vittime di attacchi informatici a livello mondiale, con un’incidenza del 7,6% di attacchi gravi che hanno avuto successo.
Il malware è il tipo di aggressione digitale che perseguita maggiormente il nostro Paese rispetto al resto del mondo: i dati evidenziano che l’Italia è rimasta indietro quanto a tecnologie digitali di sicurezza informatica e per di più non investe in questo settore.
Tuttavia, nel 2023, il mercato italiano della cybersecurity ha subito una crescita significativa in termini di azioni preventive, pari al 16%: questo cambio di rotta è ancora troppo lento per tenere testa alla velocità con la quale gli hacker scoprono nuovi modi per infiltrarsi nei nostri sistemi informatici.
Durante l’evento “Attacchi che evolvono, scenari che cambiano. La nuova era della cybersecurity, tra AI e sostenibilità” Alessandro Rossi, CEO di Advens Italy, ha evidenziato che i nuovi sistemi guidati dall’intelligenza artificiale hanno ridotto i tempi di attesa per un contrattacco al malware da due-quattro mesi a meno di quattro giorni, ma dà anche modo ai cyber-criminali di avere la strada spianata grazie a tecnologie sempre più avanzate che permettono loro di sferrare attacchi hacker più efferati.
Attacchi informatici in Italia: nuove soluzioni per le piccole e medie imprese e non solo
Le PMI sono i principali obiettivi degli attacchi informatici in Italia, poiché sono normalmente meno attrezzate per proteggersi, dovendo ovviamente concentrare le loro risorse umane ed economiche sulle proprie attività di business.
I danni però possono essere molto gravi e possono arrivare alla fuga di dati e documenti importanti.
In Italia, in particolare, gli attacchi a scopo di lucro rappresentano il 93% dei casi, a causa di una molteplicità di fattori di debolezza, rendendo il nostro Paese un ottimo bersaglio informatico.
I progressi più significativi vengono purtroppo compiuti solo dopo che chi ha subito l’attacco viene gravemente danneggiato.
Ecco che la Direttiva NIS 2, che impone l’implementazione di controlli di sicurezza rigorosi e preventivi, applica la cosiddetta “sharing economy delle competenze”, strategia già intrapresa nel resto d’Europa, atta a far compartecipare forze formate ed esperte del settore e a condividere esperienze, abilità, risorse e informazioni che aiutino a combattere la piaga della cyber-criminalità.
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