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Trump vs Huawei, la decisione degli Usa (e le 10 cose da sapere)

Trump vs Huawei, atto terzo. Tutto come previsto o quasi. L’amministrazione americana ha infatti concesso un proroga all’azienda fondata da Ren Zhenhfei di poter trattare affari con le aziende Usa, ma fino al 15 novembre e non fine a metà dicembre.  Cosi come aveva detto in un primo tempo il presidente, prima di fare un’ulteriore dietrofront alla viglia della scadenza della prima moratoria ritenendo Huawei ancora una minaccia. Un colloquio con Tim Cook di Apple ha un po’ cambiato le carte in tavola: “Mi ha detto che i dazi contro la Cina finiranno per avvantaggiare la concorrenza, tipo quella di Samsung. Le sue ragioni sono buone, ci devo pensare”, ha detto Trump. Intanto ecco la proroga di 90 giorni per Huawei, che mette al sicuro la prossima uscita del Mate 20.

Il segretario al commercio Wilbur Ross ha detto in una dichiarazione che i funzionari però “continueranno a sollecitare i consumatori ad allontanarsi dai prodotti di Huawei. Ma riconosciamo che è necessario più tempo per prevenire qualsiasi interruzione dei servizi”. In un’intervista con Fox Business Network, ha affermato anche che la mossa è destinata ad aiutare i piccoli operatori statunitensimche dipendono dal fornitore cinese di apparecchiature. Ulteriori informazioni a questo link https://www.mobileworldlive.com/featured-content/home-banner/us-extends-huawei-trade-reprieve/

Tutto quanto sopra permetterà a Huawei di mantenere per il momento le reti di telecomunicazioni esistenti ed utilizzare il sistema operativo Android anche sui suoi smartphone di prossima generazione. L’azienda cinese ha rassicurati al riguardo i suoi consumatori che la sua attività prosegue regolarmente. L’unico intoppo sarebbe il lancio di Mate X, lo smartphone pieghevole, che arriverebbe a novembre e non a settembre. Intanto pubblichiamo qui sotto l’articolo pubblicato da Massimo Morandi di Cellulare Magazine, subito dopo il ban che ha dato vita al match Trump vd Huawei. Un vademecum che vale ancora oggi.

Huawei vs Trump

Il fondatore di Huawei Ren Zhengfei

di Massimo Morandi

Trump vs Huawei: le 10 cose da sapere

1. Cosa succede a chi ha uno smartphone Huawei

Chi già possiede uno smartphone Huawei può stare tranquillo. Potrà continuare a utilizzarlo nel pieno delle sue funzioni come ha fatto fino ad oggi, scaricando applicazioni, utilizzando tutti i servizi del PlayStore Android e installando sia gli aggiornamenti di sistema sia i periodici aggiornamenti di sicurezza che arriveranno in automatico sui dispositivi.

2. Cosa succede ai telefoni in vendita nei negozi

Gli smartphone di Huawei in vendita nei negozi indipendenti, nei punti vendita degli operatori mobili e nelle insegne della grande distribuzione sono pienamente funzionanti e non sono intaccati dalle vicende che stanno coinvolgendo Huawei e il governo degli Stati Uniti d’America. Come i dispositivi che sono già nelle mani dei consumatori hanno la piena licenza Android, accedono al PlayStore, scaricano applicazioni e ricevono aggiornamenti di sistema e di sicurezza.

3.  Il messaggio di Huawei ai propri consumatori

Huawei ha parlato in modo chiaro e diretto ai propri consumatori fin dal primo giorno della vicenda. In una nota ufficiale il produttore ha rassicurato i propri clienti con le seguenti parole:

Huawei ha apportato un contributo sostanziale allo sviluppo e alla crescita di Android in tutto il mondo. Essendo uno dei principali partner a livello globale di Android, abbiamo lavorato assiduamente sulla loro piattaforma open source per sviluppare un ecosistema di cui hanno beneficiato sia gli utenti che l’intero settore.
Huawei continuerà a fornire aggiornamenti di sicurezza e servizi post-vendita a tutti gli smartphone e tablet Huawei e Honor esistenti, ovvero quelli già venduti o ancora disponibili in tutto il mondo.
Continueremo a costruire un ecosistema software sicuro e sostenibile, al fine di fornire la migliore esperienza d’uso a tutti gli utenti a livello globale.

L’azienda cinese sarà in grado di assicurare gli aggiornamenti di sicurezza sia attraverso il sistema operativo Android, sia attraverso la propria interfaccia EMUI.

4.  La posizione del Governo americano

L’amministrazione Trump ha – da un lato – iscritto Huawei nella lista delle aziende con le quali le società americane non possono intrattenere rapporti commerciali; dall’altro, ha però sospeso il bando per 90 giorni, per permettere a Huawei l’approvvigionamento di componenti e servizi. Un paradosso agli occhi di molti che, tuttavia, assicura a Huawei una normale anche se provvisoria operatività e, nel contempo, non priva da un giorno all’altro i fornitori americani degli introiti derivanti dai rapporti con l’azienda cinese. La mossa è però stata letta da molti osservatori come una porta aperta per intavolare una trattativa in grado di soddisfare entrambe le parti. C’è tempo per lavorarci fino al 19 agosto.

5. Da che parte sta Google

Google, attraverso un tweet sul suo canale Android, ha assicurato il supporto agli utenti Huawei per gli smartphone attualmente nelle mani dei consumatori. Fra i servizi assicurati il Google Play e gli aggiornamenti di sicurezza. Certo, Google è un’azienda americana e deve sottostare alle leggi degli Stati Uniti, ma non desidera certo perdere uno dei clienti più importanti al mondo.

6. Le parole del fondatore di Huawei

Ren Zhengfei, Ceo e fondatore di Huawei ha parlato in modo risoluto, ringraziando tutte le compagnie americane che in questi anni hanno permesso la grande crescita dell’azienda e ribadendo di non voler cercare un piano B producendo un sistema operativo diverso da Android. L’obiettivo primo è dunque risolvere il caso diplomatico e tornare alla normalità. Zhengfei ha anche assicurato tutti i consumatori dicendo che l’azienda continuerà a rifornirli al meglio e saprà continuare a crescere.

7. Cosa accadrà agli smartphone Huawei che usciranno dopo l’estate

Al momento non è possibile affermare quali saranno i rapporti di forza fra Huawei e il governo americano nella seconda parte dell’anno. Qualsiasi risposta a questa domanda rappresenterebbe una pura speculazione.

8. Nascono gli hashtag #supporthuawei e #iostoconhuawei

Nel frattempo in rete i consumatori hanno deciso di far sentire la loro voce. Tutto ha avuto inizio in un post su Instagram di Google, relativo all’evento I/O 2019, dedicato agli sviluppatori del robottino verde. In poche ore il post è stato invaso da messaggi con l’hashtag #supporthuawei che, in Italia è presto diventato #iostoconhuawei. Un messaggio a Google da parte dei consumatori di tutto il mondo. Insomma se Huawei non può fare a meno di Android, Android non può fare a meno di Huawei.

9. Le associazioni riabbracciano Huawei

Una buona notizia per Huawei: dopo le incertezze e il caos del dopo-decreto Trump, le associazioni che avevano sospeso la partnership con il produttore cinese (anche solo per non incorrere in sanzioni interne) stanno tornando velocemente sui loro passi. È il caso della SD Association, della Wi-Fi Alliance, della Bluetooth SIG (che riunisce circa 34.00 aziende) e della Jedec (Global Standards for the Microelectronics Industry).

10. Il quadro futuro di Huawei vs Trump

Il quadro è senza dubbio intricato, la situazione complessa, ma qualche spiraglio sembra cominciare ad aprirsi. I 90 giorni di tempo concessi in proroga al bando saranno sfruttati da entrambe le parti per avviare una trattativa. Trump ha fatto la voce grossa e, con molta probabilità, l’obiettivo ultimo non è escludere Huawei ma ridiscutere con la Cina l’intera politica dei rapporti commerciali e dei dazi. Lo stesso Presidente che, nel corso del suo mandato, non ha esitato a prendere decisioni impopolari, non potrà non ascoltare anche le voci che provengono dall’industria americana che, qualora non potesse più fornire i propri prodotti e servizi a un colosso come Huawei, avrebbe un gravissimo danno economico. Il silenzio sceso negli ultimi giorni, la promessa cinese di non voler adottare un atteggiamento di ritorsione verso le aziende americane (Appe sarebbe la prima vittima predestinata) fa pensare che le parti abbiamo iniziato un riavvicinamento, se non un dialogo.

giornalista appassionato di tutto quanto fa tecnologia, caporedattore del quotidiano Il Giornale

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