Fase 2: l’indagine di InfoJobs sullo smart working ai tempi del Covid-19

da | 30 Mag 2020

Dall’indagine realizzata da Infojobs emerge come lo smart working in questi mesi sia stato un’opportunità unica

di responsabilizzazione per i dipendenti, pur mancando il contatto sociale.

L’indagine di InfoJobs sullo smart working

Un’opportunità unica

Siamo finalmente entrati nella “fase 2” e, sebbene con le dovute misure e cautele richieste da più fronti, il Paese è pronto a ripartire. Ma cosa ci ha insegnato questo periodo di stand-by dalla routine? Per rispondere a questo quesito, InfoJobs, in base ai dati emersi dalla propria indagine sul tema smart working, ha identificato i 5 aspetti che gli italiani hanno potuto apprezzare del lavoro da remoto e i 5 che invece sono da considerare buoni motivi per rientrare operativi alla scrivania.

Le 5 cose che mancano di più del lavoro in presenza

  • La socialità del luogo di lavoro e il confronto quotidiano con i colleghi (parimerito al 27%)
  • La comodità della propria postazione (11%)
  • Il piacere di prepararsi alla giornata con outfit e make-up (10%)
  • Una chiacchierata con i colleghi, con i clienti e con i fornitori (8%)
  • La pausa caffè o il pranzo con i colleghi (7%)

La produttività rimane comunque invariata per oltre la metà del campione,

solo un 7% dichiara un calo legato soprattutto alla difficoltà di gestire in contemporanea i familiari in smart working o i figli che necessitano di attenzione, dato che sale al 33% per le donne con figli conviventi.

In uno scenario post Covid-19 lo smart working viene visto dai lavoratori come un’opportunità, ma non come una possibile alternativa al lavoro in presenza. Il 71% dice sì al lavoro agile, ma solo per 1 o 2 giorni a settimana (percentuale che sale all’89% per le donne con figli e che si attesta al 55% per gli uomini che vivono sotto lo stesso tetto con la prole).

Le 5 cose più belle dello smart working

  • Risparmio di tempo per spostamenti casa-ufficio (49%)
  • Flessibilità di orari (19,5%)
  • Possibilità di gestire insieme esigenze personali e lavorative (17%), 30% per donne con figli
  • Niente distrazioni (11%)
  • Videocall in sostituzione dei meeting in presenza (3%)

Lo smart working è stato, ed è per molti ancora oggi, un banco di prova, per aziende e dipendenti, in un serrato e quotidiano confronto con difficoltà e opportunità. E come da ogni esperienza, deriva una lezione e aspetti o abitudini che si vorrebbero conservare anche dopo la fine dell’emergenza: come l’incremento del livello tecnologico in azienda e in casa (37%), un miglior bilanciamento tra vita professionale e privata (28%), particolarmente importante per le donne con figli conviventi (34%) e per gli uomini nella medesima situazione (24%).

Il 14% degli intervistati rivela un dato davvero incoraggiante, vedendo in questa modalità di lavoro una maggiore responsabilizzazione del team e una maggiore fiducia da parte dei capi, che non possono, in questa situazione, esercitare il medesimo controllo di quando si è operativi in presenza.

Fra opportunità, difficoltà e scenari, un dato è certo: l’Italia ha risposto all’emergenza sanitaria dando la possibilità, per quanto possibile, di lavorare da remoto, provando una nuova modalità che impatterà anche il prossimo futuro.

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