Dalla disruption alla “DisrAction”: il parere di Maurizio Sala

da | 11 Mag 2020

Uno dei massimi esperti di Digital brand strategy e User Experience Design, Maurizio Sala, ha affrontato sul magazine di Assolombarda il tema di come il Coronavirus abbia cambiato per sempre la nostra relazione con la tecnologia: dalla disruption si è passati alla rivoluzione della “DisrAction”.

Disruption 1

Dalla disruption alla “DisrAction”

Il parere di Maurizio Sala

“La disruption è arrivata all’improvviso, da una direzione che nessuno si aspettava e con una modalità di cui tutti avremmo fatto volentieri a meno. Ma è successo

”. Così Maurizio Sala, esperto di Digital brand strategy e User Experience Design, ha descritto la situazione attuale a Genio & Impresa, il magazine di Assolombarda.

Uno scenario che, a suo parere, porterà a un importante cambio di paradigma, una “disrAction”, che renderà il digitale ancor più necessario. Uno dei primi grandi mutamenti all’orizzonte, avvisa, è l’addio alla touch tecnology per i device a uso pubblico in favore della tecnologia vocale.

Più in generale, il digitale si rivelerà vitale per tutti i settori. Ma Maurizio Sala mette in guardia sul fatto che c’è un punto sul quale è impossibile prescindere: “Mai dimenticare che un investimento tecnologico include sempre un conseguente investimento formativo per preparare le persone al suo utilizzo ottimale”.

Il ruolo dello smart working

Fra i campi interessati da questa trasformazione epocale c’è, secondo l’esperto di digital, quello del lavoro. Nel quale ricoprirà sempre più rilevanza lo smart working, ma in una chiave diversa rispetto a quella vista finora: “Ci sono esperimenti in fase molto avanzata per sistemi abilitanti cloud meeting in virtual 3D room. Dove i partecipanti da remoto sono rappresentati da avatar in grado di muoversi e comunicare fra loro, connessi in real time con il proprio originale fisico”.

Cosa succederà invece nel mondo dell’industria?

“Chiusure e regolamenti diversi da Paese a Paese hanno generato una nuova realtà con la quale la supply chain deve e dovrà misurarsi. Le soluzioni arrivano dall’IOT (Internet of things) attraverso l’impiego di sensori di ogni genere integrati con piattaforme di smart tracing”.Non solo, l’IOT può rivelarsi fondamentale anche per la manutenzione degli impianti produttivi:“Grazie all’integrazione di sistemi di AR/VR (augmented reality e virtual reality) è possibile, ad esempio, “trasferire” un macchinario remoto o una sua parte dall’altro capo del mondo.

Oppure, eseguire controlli o progettarne modifiche impiegando un visore di realtà virtuale e una riproduzione in 3D della macchina stessa.

Sensori connessi al macchinario reale sono poi in grado di trasmettere al modello digitale dati e informazioni aggiornate sul suo funzionamento. L’operatività in loco può invece essere risolta con l’impiego di un visore olografico. Che consente al tecnico manutentore di lavorare direttamente sull’apparato con “al suo fianco” un collega che l’assiste ma che si trova fisicamente altrove”.

Anche il fashion, un settore duramente colpito dalla pandemia, dovrà inevitabilmente affidarsi alla tecnologia. Capi progettati e presentati in 3D, sfilate online, virtual fitting room con digital human (avatar fotorealistici della persona) e prototipazione in 3D degli abiti diverranno la normalità secondo Sala.

Gli altri settori

Per Pubblica Amministrazione e sanità, invece, l’ideale è, per Sala, la blockchain:“La sua natura di piattaforma decentrata e sostanzialmente inviolabile può supportare con efficacia il lavoro e la circolazione di documenti sensibili. E garantire sicurezza e privacy al cittadino. In tema di assistenza sanitaria la tecnologia è ideale per circolazione safe di dati medici sensibili e cartelle cliniche. Oltre che per la gestione delle prestazioni e l’erogazione rapida dei rimborsi”.Infine, lo sguardo dell’esperto si volge verso la cultura:“Sensori di prossimità e videocamere intelligenti combinati con algoritmi di AI e machine learning sono la maniera più efficiente per regolamentare a scopo sanitario gli afflussi di traffico nei locali espositivi”.

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