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I “semi” di Apple e Google e l’arrivo di Immuni. Non prima di giugno

Finalmente il governo ha battuto un colpo. E ha fatto uscire le regole per l’implementazione dell’app di tracciamento Immuni contenute in un decreto legge che sarà votato dal Consiglio dei ministri. Tutto chiaro? Non tutto: restano ancora dei vuoti. Soprattutto sulla gestione del server che temporaneamente dovrà gestire i codici oscurati relativi a chi volontariamente decide di mettere alla luce la sua posititività al virus.

Ma di sicuro c’è una notizia che ormai è praticamente una certezza: l’app Immuni non arriverà prima di giugno. Quando probabilmente la sua efficacia sarà stata minimizzata dagli eventi. Ecco perché.

Il sondaggio Ipsos pubblicato ieri dal “Corriere della Sera” su Immuni

L’app Immuni arriverà non prima di giugno

Ieri i primi “semi” delle API di Apple e Google

Il precorso temporale è segnato dall’intervista che il capo della task force Vittorio Colao ha rilasciato al Corriere della Sera: “Il protocollo sarà quello di Apple e Google, che è il più sicuro”. Così sarà infatti, anche perché fughe in avanti – come quelle del servizio sanitario britannicocomportano malfunzionamenti, funzionamenti parziali o addirittura l’esclusione dai due App Store. Se le regole della privacy dovessere essere violate.

Apple e Google hanno intanto a distribuire le copie beta del loro e, da ieri, i primi “semi”  della notifica di esposizione Application Programming Interface (le famose API).  Questo primo passo serve a selezionare gli sviluppatori associati alle autorità sanitarie pubbliche  in tutto il mondo.

I portavoce delle due aziende hanno fatto sapere che l’intento è quello di aiutare gli sviluppatori ad iniziare i test in previsione del rilascio dell’API a metà maggio. E un altro obiettivo del rilascio è quello di incoraggiare un feedback che aiuti a migliorare le varie funzionalità. Sulla trasparenza che riguarda la collaborazione delle due compagnie e su ulteriori informazioni, sono previste novità domani.

Cosa è stato rilasciato finora

Per aiutare i Servizi Sanitari nello sviluppo, Google e Apple hanno già rilasciato la documentazione sulle specifiche del Bluetooth e della crittografia. Nonché un framework API che ha già incorporato i primi riscontri dei Servizi stessi, degli accademici esperti in questo campo, di ONG e sviluppatori.

Apple ha consegnata la prima versione beta di Xcode 11.5. Un seed pre-release degli strumenti per sviluppatori Apple che contiene una nuova versione del pacchetto di sviluppo iOS (l’SDK in gergo) che incorpora l’API di notifica dell’esposizione. Inoltre, l’azienda sta rilasciando la Beta 3 di iOS 13.5, prima versione pre-rilascio di iOS che contiene il codice necessario per eseguire le applicazioni costruite utilizzando l’API di notifica dell’esposizione.

Allo stesso modo Google ha fornito il suo aggiornamento beta di Google Play Services con l’API di notifica dell’esposizione. E  l’SDK che lo accompagna privatamente per selezionare gli sviluppatori che possono iniziare i test utilizzando Android Developer Studio.

Il livello di esposizione

In risposta ad alcuni riscontri dei Servizi sanitari, in questo primo aggiornamento le aziende stanno dando loro la possibilità di definire e calcolare un livello di rischio di esposizione. Che possono scegliere di assegnare agli utenti nel caso in cui vengano notificati di essere stati esposti a una persona che è risultata positiva al COVID-19.

Riflettendo la realtà che non tutte le esposizioni sono uguali in natura, il livello di rischio di esposizione permetterà di valutare una potenziale esposizione in base alle caratteristiche che hanno raccolto sulle persone che sono risultate positive. E alle informazioni conosciute come la distanza e la durata approssimativa. Sulla base di questo livello, gli sviluppatori saranno anche in grado di modificare la loro messaggistica di notifica per renderla più utile e informativa.

Data l’attenzione alla privacy e alla sicurezza dei dati che le due aziende hanno messo come condizione necessaria per le future app, il livello di rischio di esposizione viene calcolato sui dispositivi degli utenti dell’app e non verrà mai condiviso con Apple o Google. Domani sono previste altre novità, tra cui un esempio di codice per aiutare gli sviluppatori a capire come funzionerà il sistema di notifica dell’esposizione. E criteri specifici per lo sviluppo delle app. Durante questo periodo di test verranno aggiunti altri sviluppatori.

Riassumendo…

Ieri i primi “semi”, a metà maggio il rilascio dell’API e i primi test. Che, per bocca del colìmmissario Arcuri, dureranno “tra quattro e sei settimane”. Risultato: Immuni sarà operativa a giugno. Nella seconda metà.

Qui la nota del Servizio studi del Senato sulla regolamentazione europea riguardo al tracciamento. Dossier app tracciatura Covid 19.Studi Senato

giornalista appassionato di tutto quanto fa tecnologia, caporedattore del quotidiano Il Giornale

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