di Marco Lombardo
Un ministro italiano in una fiera internazionale per promuovere l’innovazione del nostro Paese. Già messa così la notizia è una notizia. Dopodiché Paola Pisano è arrivata ieri a Las Vegas non solo per promuovere l’iniziativa di TITL e Teorema di portare 47 start up al CES. Ma anche per lanciare Made.IT, l’iniziativa che dovrebbe portare l’Italia (e il suo governo) verso il futuro. Un progetto lodevole e impegnativo davvero di pregio che non nasconde qualche difetto. Parliamone.
La presentazione di Paola Pisano
Che cos’è Made.IT
Paola Pisano nel padiglione Italia ha presentato Made.IT, il programma nato per sostenere il comparto tech e digitale italiano. Si tratta di questo: un marchio contraddistinguerà le aziende tech e digitali italiane e prevederà un programma specifico di supporto e promozione per le startup e le Pmi.
Il ministro ha anche spiegato la road map: “Inizia da qui il percorso di definizione di questo programma. Che prevede una fase di consultazione con gli stakeholders pubblici e privati e la definizione del piano operativo. Poi la messa online di un sito dedicato e l’avvio ufficiale delle attività di supporto alle startup ad aprile. Con il lancio del marchio”.
Perché è nato
Voluto dal ministro per l’Innovazione e la Trasformazione Digitale, è in collaborazione con il Ministero per lo sviluppo economico, il Ministero degli affari esteri e l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Made.IT è una delle azioni del Piano strategico Nazionale d’Innovazione Italia 2025, presentato lo scorso dicembre a Roma.
Rivolto al comparto tech e digitale italiano, per potervi accedere le aziende dovranno rispettare alcuni requisiti. Che riguardano soprattutto l’italianità e lo sviluppo di tecnologie inclusive ad impatto sociale e ambientale sostenibile.
Come funziona
Il programma prevede diverse attività. Quella di marketing e promozione tra cui il marchio Made.IT, un sito e un evento annuale dedicato al settore Tech. Interventi normativi capaci di semplificare l’attività imprenditoriale innovativa e di promuovere l’innovazione nel nostro Paese. Un sistema semplificato di visti che consenta una più facile circolazione dei lavoratori.
Inoltre prevede programmi specifici rivolti a startup e Pmi. Il primo a partire sarà quello per startup in fase iniziale di sviluppo che saranno selezionate e valutate sulla base di criteri di performance e di potenziale di crescita e potranno avere a disposizione.
Il risultato saranno azioni di marketing e promozione specifiche, come ad esempio la partecipazione a eventi internazionali. In più un team di esperti offrirà supporto alla crescita e allo sviluppo del proprio business. Infine una rete di corrispondenti all’interno della PA, in Italia e all’estero, contribuiranno a favorire i processi di crescita e di internazionalizzazione delle startup nel Mondo.
I pregi di Made.IT…
Veniamo al punto. Quello che colpisce è l’entusiasmo del ministro, che dimostra di credere ad un progetto di innovazione che non è parola comuni nei governi che si sono succeduti in questo Paese. Questo detto senza dare alcun giudizio politico su quello attuale e su quelli precedenti.
Il progetto è ben articolato. L’obbiettivo è evitare che le idee tecnologiche made in Italy siano costrette a partire per l’estero per trovare spazio. Il coinvolgimento di PA, incubatori e investitori promuove la giusta collaborazione tra pubblico e privato.
…e i suoi difetti
Qui viene il problema di Made.IT : il ministro Pisano non ha un ministero. E questo si è sentito da alcune sue risposte a domande che in Italia trovano poco ascolto. La prima: possibile che le tante aziende italiane presenti al CES abbiamo sede negli Usa? Paola Pisano ha risposto con un sospiro. E con una sintesi: abbiamo tutte le possibilità di genio per creare una Silicon Valle in Italia, “ma burocrazia, fisco e quanto frena le aziende in Italia è materia del Ministero dello Sviluppo Economico. Col quale lavoreremo per trovare una soluzione”.
Seconda domanda, se volete interessata: si parla tanto di start up innovative, ma alcuni settori produttivi non vengono mai considerati. In pratica: l’informazione viene considerata vecchia. E i contributi vengono forniti secondo sistemi antiquati. Perché non considerare di aiutare anche la ridigitalizzazione di un settore come questo in modo diverso? E di quelli nella stessa situazione?
Risposta: il discorso è complesso (si dice sempre cosi, in questi casi). “E comunque sono stati presi in considerazione per ora altre tipologie di innovazione”. In pratica: l’informazione (che se non ci fosse per esempio non potrebbe veicolare i messaggi di ministri e conferenze stampa) non ha diritto di cittadinanza nel mondo digitale pensato da Made.IT. Eppure, mi permetto di dire, dovrebbe averlo. Così come dovrebbero averlo tutti i settori produttivi. Nessuno escluso.
[ratings]
0 commenti