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#Didays 2020, le interviste: Federico Morgantini (Bfc Media)

Federico Morgantini sarà uno dei protagonisti dei Digital Innovation Days 2020. La manifestazione che si terrà in maniera digitale il 29-30-31 ottobre. Chief Operations Manager di Bfc Media, gruppo che edita anche la rivista Forbes, ha vissuto molti anni in Asia ed è autore del libro “Un italiano a Shanghai”. A Morgantini abbiamo chiesto in questa intervista come l’Europa potrà affrontare la ripartenza economica nel mezzo dello scontro tecnologico tra Usa e Cina.

Morgantini

Federico Morgantini, Chief Operations Manager di Bfc Media

#DIDAYS 2020: intervista a Federico Morgantini

di Marco Lombardo

Come l’Europa può inserirsi nella guerra fredda tra le due potenze mondiali?
“Bisogna partire dal comprendere la visione economica asiatica. E innanzitutto non fare di ogni erba un fascio. In Asia ci sono diverse culture e diverse religioni: si passa da una Cina confuciana e atea, al sud est asiatico che svaria dalla monarchia indonesiana a alla dittatura illuminata di Singapore. Passando per un Paese come le Filippine che è divista tra cattolici e mussulmani. L’Asia è molto variegata in questo senso”.

Parliamo della Cina.
“I cinesi sono un popolo che ha una visione terrena della vita e dell’economia. Confucio è vissuto nel 500 a.C. e non si è mai assurto a Dio: si definiva un Maestro. La sua idea era che l’utile personale è il solo modo di realizzarsi. Non c’è alcuna componente Celeste, si deve avere il massimo sulla Terra”.

Il potere prima di tutto.
“Non è solo questo. È una lotta tra pari per avere ricchezza e comando. Il risultato è che se truffi qualcuno dei tuoi simili, non c’è Dio che controlla e giudica. Tutto è lecito, anzi è una virtù”.

E questo si riflette nel mondo degli affari.
“Ovvio. Chi riesce a truffare un cliente alla sera porta fuori gli amici a cena per festeggiare. Ma allo stesso tempo chi viene truffato se ne vergogna così tanto che neanche va a fare la denuncia alla polizia. Cercherà di passare la volta dopo dalla parte del truffatore”.

Non è facile fare business così.
“L’economia per loro è un campo dove avere un utile personale. Non c’è logica win-win: deve vincere uno soltanto. E non c’è una visione ampia per il benessere diffuso. Per questo è difficile fare joint venture: in passato hanno funzionato fino a che sono stati portati lì know how, investimenti e informazioni che non avevano. Quando hanno imparato e si sono resi autonomi, hanno rotto accordi dall’oggi al domani”.

Capita ancora oggi?
“Oggi sono molto meno interessati alle joint venture e in settori strategici mettono anche paletti importanti. Ad esempio nell’automotive e aerospace le joint venture possono essere solo a maggioranza cinese. Faccio come esempio aziende come Boing e Mercedes. I cinesi sono un popolo che vuole solo vincere”.

Trump dunque ha ragione?
“Io che ho vissuto a lungo là posso dite che il fatto che Huawei venga messa in dubbio per politico spionaggio industriale sia credibile. Anzi probabile. Bisognerebbe convincerli che non farlo sia più conveniente, ma è una logica in cui vincono tutti che loro proprio non capiscono”.

Non c’è possibilità di compromesso, dunque.
“La Cina ha costruito la grande competitività su regole che non sono le nostre. I loro sistemi industriali sono senza sicurezza. Prenda per esempio, chessò, l’abbattimento dei fumi di cromature e verniciature: noi lo facciamo con filtri e sistemi che costano molti soldi, loro lo fanno con i polmoni degli operai. Per questo sono più competitivi”.

Come possiamo combattere questo squilibrio?
“Trovo positivo che una grande potenza come quella americana abbia trovato la forza per contrastare il potere cinese. È giusto che loro giochino su un tavolo in cui c’è qualcuno a tenere loro testa. Però il resto del mondo è ancora inerte e lascia per esempio che Pechino annulli le elezioni a Hong Kong o giochi senza regole nel campo dell’economia”.

L’Europa dovrebbe muoversi insomma.
“Il nostro continente può giocare un ruolo importante, perché è un grande mercato di sfogo per i cinesi e anche un fornitore essenziale per macchinari e beni di lusso. Settori come auto, moda e food, nei quali siamo importanti più degli americani. Se i cinesi vogliono bere vino, lo fanno arrivare da Francia e Italia, certe automobili alte di gamma le trovano solo in Europa, così come macchinari per l’industria li possono prendere solo in Germania o in Italia. E così via”.

Come agire?
“Nell’insieme noi europei siamo importanti: bisogna agire con regole di ingaggio comuni, come intera Europa, con lo stesso potere di fuoco loro. Pensare solo Paese per Paese è una strategia perdente. In Europa forse solo i tedeschi hanno una bilancia commerciale attiva con la Cina. Invece noi italiani, vendiamo loro cose di qualità, ma poi acquistiamo varie volte tanto in valore di beni come vestiti, scarpe e giocattoli di bassa qualità”.

Un riequilibrio è possibile?
“Se un giorno si dicesse “le scarpe di bassa qualità, prodotte senza regole non entrano più”, vorrei proprio vedere che succede… Perché loro fanno così: la Ferrari per vendere in Cina è stata costretta a fare un’auto da 3998 cc perché oltre 4000 ti fanno pagare oltre il 100% di dazi. Noi non dobbiamo sentirci a disagio nel tenere loro testa”.

Però bandire la loro tecnologia potrebbe fare un danno anche a noi occidentali.
“I cinesi sono molto avanti sull’elettronica, com’era stato il Giappone di trent’anni fa. Hanno preso esempio dai vicini e hanno attirato aziende americane ed europee finché hanno imparare a fare meglio. Ma di fatto questo è l’unico settore in cui fanno meglio e potremmo metterci al pari rapidamente.”.

E quindi…
“Quindi, su tante cose sono indietro: i macchinari industriali che producono sono fatti con materiali inferiori, le infrastrutture non sono male, ma costruite in economia, hanno ponti che crollano anche loro. E in tante cose la tecnologia l’hanno adottata e non inventata: han provato a farsi da soli gli aerei e li hanno messi a terra subito perché assolutamente pericolosi.. Poi, certo, hanno anche una risposta per tutto”.

Per esempio?
“La loro Alta Velocità è al livello nostro e a quello del Giappone, che sono le due eccellenze mondiali. Però devono cambiare i binari ogni nove anni perché li fanno con tecnologie scadenti per fare in fretta ed in economia. La loro risposta? Che problema c’è: siamo in tanti e più lavoro diamo e meglio è…”.

Cosa non capiremo mai di loro?
“Senza viverci, un sacco di cose! Vivendoci diventa tutto più chiaro. Con la mancanza di religiosità, il vero valore diventa il potere costituito. Per dire: se noi vediamo un vigile urbano in un ingorgo, pensiamo subito che la situazione sia colpa sua; per loro invece è una fortuna perché di sicuro lui risolverà tutto”.

Paura del potere?
“Non è paura, anzi. La politica, il poliziotto, l’istituzione per un cinese è quello che ti fa vivere bene. Per loro Mao è quello che ha tolto la fame, la mortalità infantile, ha dato case a tutti. E se il Partito dice che non si deve avere Google per non contaminare la cultura cinese, ha sicuramente ragione. Poi c’è l’altra faccia della medaglia”.

Quale?
“La vergogna. Chi va in giro senza mascherina viene additato come un nemico del popolo. Le famiglie di chi ha protestato in piazza Tienanmen ancora oggi non escono di casa. Pensiamo al contrasto, per esempio, con quelle dei Desaparecidos argentini: in Cina un movimento del genere è impossibile perché i genitori stanno dalla parte del governo, non dei propri figli”.

E loro cosa non capiscono di noi?
“Prima di tutto il Natale e la dimensione Celeste della vita.. Ma anche la nostra passione per la storia. Una volta chiesi a una mia assistente di cercarmi un antiquario, mi rispose: ma davvero a voi interessano cose di seconda mano? Hanno una storia molto più lunga della nostra ma non la ritengono così importante: importante è quello che sono e hanno adesso. E noi dobbiamo tenerne conto: bisogna sempre ricordare che nella carta geografica cinese l’Europa sta a sinistra, gli Usa sono a destra. E loro al centro”.

Ricordiamo che per i lettori di TraMe&Tech è disponibile uno sconto per l’acquisto dei biglietti di Didays 2020: basta digitare il codice Didyou20 al momento dell’acquisto. Inoltre ci sono nuovipacchetti promozionali di biglietti dedicati alle aziende: 5 a 350 euro+Iva e 10 a 600 euro+Iva.

 

giornalista appassionato di tutto quanto fa tecnologia, caporedattore del quotidiano Il Giornale

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