Europei di calcio, tempo di pirati. Nel senso che i grandi eventi dello sport in streaming, generano pirateria e un business fuorilegge in crescita. Non c’è disciplina che non sia coinvolta, ma naturalmente il calcio è al primo posto. Con il fenomeno degli abbonamenti illegali a “pezzotti” o servizi illegali che riempiono le cronache quotidiane (qui una delle ultime news). Akamai lavora per arginare questo fenomeno, che ha dei risvolti preoccupanti. Ne parliamo con Luca Moglia, Senior Solutions Engineer dell’azienda.
La pirateria dello sport in streaming: intervista a Luca Moglia (Akamai)
La lotta alla pirateria dello sport in tempi di streaming è complicata.
“Vero, è un continuo rincorrere. Il mondo informatico è sempre più ampio, e la caccia alle nuove tecnologie coinvolge i pirati così come un’azienda come la nostra specializzata in sicurezza in generale e per le aziende”.
Come combatterla, allora?
“Innanzitutto facendo security ogni giorno e ogni ad ora di continuo. Questo è in pratica il nostro consiglio ai clienti: essere dinamici per non essere sopraffatti da pirati e organizzazioni criminali”.
Spieghiamo alle persone perché accedere a servizi illegali è una cosa grave.
“In primo luogo si commette un reato e questo va chiarito bene. Poi si alimenta un’industria criminale che genera quasi 1 miliardo di euro l’anno: chi la finanzia, investe anche in affari sporchi e soprattutto fa perdere posti di lavoro. Solo negli Usa è stato calcolato che ogni anno se ne persono 300mila”.
Per questo motivo Akamai aiuta broadcaster e tv a combattere la pirateria.
“Il nostro è un processo a 360 grade e in 3 direzioni: protezione dei contenuti, scoperta delle minacce e protezione. Si teratta di un ciclo continuo: noi invitiamo le aziende a un approccio continuativo, di andare a vedere cosa succede in rete. Ci sono siti malevoli, torrent e molto altro”.
Perché accedere a certi servizi apre la porta agli attacchi.
“Questo è il punto: le cose sono collegate. In un tipico workflow video ci sono innumerevoli vie di accesso. Posso per esempio rubare il contenuto di una persona che fa editing: la catena di produzione è molto lunga e va protetta con attenzione”.
In Europa qual è la situazione?
“Ci basiamo sui numeri ufficiali: si tratta di un’industria che vale 1 miliardo di euro l’anno. Ci sono più di 14 milioni di nuclei familiari che hanno un abbonamento pirata. E questo, come detto, ha un riflesso negativo sull’economia di tutti. In Italia poi la pirateria sullo straeming Tv di sport live è in aumento e vale il 27% del totale degli attacchi hacker”.
Cosa devono fare le aziende?
“Capire che un investimento in sicurezza genera ricavi. E puntare ad figure professionali adeguate. Noi di Akamai interveniamo con quell’approccio a tre fasi di cui parlavamo. E nello specifico abbiamo una protezioneia vari strati di sicurezza: ne consigliamo sei, sempre più robusti man mano che si sale”.
Ovvero?
“Per esempio partiamo dalla necessità di autenticazione dei propri utenti da parte di chi gestisce lo streming. Poi si può assegnare una chiave univoca, una restrizione a livello di Paese, rloccare proxy a Vpn e altri meccanismi fraudolenti. E infine le più stringenti: l’utilizzo di un DRM per criptare contenuto e mettere marchi invisibili per intercettare chi imbroglia senza che ne accorga”.
Conseguenze?
“La più leggera è quella di revocare la sottoscrizione, ma si arriva anche a pene severe. Per cui meglio pensarci prima di farlo: noi sappiamo come stanare i responsabili di pirateria e il vantaggio che si pensa di ricavare poi finisce per diventare un danno notevole”.
In questo articolo abbiamo parlato della situazione tecnologica dei servizi ufficiali.
giornalista appassionato di tutto quanto fa tecnologia, caporedattore del quotidiano Il Giornale