Intervista al Dottor Paolo Ascierto: “Vi spiego tutto sul Tocilizumab”

da | 25 Mar 2020

Abbiamo intervistato Paolo Ascierto. Ovvero il medico oncologo del Pascale di Napoli,

nonché direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli.

Quando lo richiamiamo per avere una delucidazione in merito all’intervista che state per leggere, è esausto.

Ascierto

Il Dottor Paolo Ascierto

Intervista a Paolo Ascierto

di Serenella Bettin

Lunedì ci sono stati altri 4 estubati al Cotugno di Napoli:

uno di 27 anni che non ha altre patologie gravi se non l’asma. E gli altri sono i primi a essere stati inseriti nella sperimentazione Aifa sul farmaco per l’artrite reumatoide: sono un paziente del 1963, uno del 1964 e uno del 1969. Ora non sono più in terapia intensiva ma in ventilazione assistita nell’attesa di tornare in degenza.

Ascierto è il medico che sta utilizzando il farmaco per l’ artitre reumatoide su pazienti affetti da Covid 19.  L’Aifa ne ha annunciato la sperimentazione e il farmaco è il Tocilizumab.Una speranza in più di battere il virus in tempi brevi“, aveva detto.

Professore dov’è nata questa intuizione?

“Tutto nasce dal fatto che noi trattiamo i tumori con l’immunoterapia e gli effetti collaterali li trattiamo con questo farmaco. Il nostro sistema immunitario per combattere il tumore produce una tempesta di citochine, l’interluchina 6. Nel Covid 19 c’è questa tempesta simile e quindi questa iperattivazione causa insufficienza respiratoria.

Quando abbiamo avuto questa intuizione,il 5 marzo, ci siamo confrontati con alcuni colleghi cinesi, con cui abbiamo una partenership attivata da tempo e loro ci hanno confermato che lo avevano già sperimentato su 21 pazienti. E su 21, 20 avevano dato buoni segnali. Grazie al fatto che i cinesi quindi l’avevano già usato con miglioramenti in 24-48 ore, abbiamo pensato di trattare i primi”.

E da lì avete cominciato.

“Sì, abbiamo messo in piedi una task force in ospedale e quel giorno abbiamo trattato i primi due pazienti. Uno del 60 e uno del 57. Uno di questi ha avuto dei miglioramenti importanti nelle 24 ore, nei giorni scorsi è stato estubato e ora sta molto bene”.

E poi?

“Poi un caso ovviamente non significava niente. Abbiamo creato un protocollo, l’azienda ci ha detto che avrebbe messo a disposizione il farmaco gratuitamente e ora il protocollo è partito con l’arruolamento”.

Nel sito dell’ Aifa infatti, l’Agenzia italiana del Farmaco, risulta che i centri che hanno aderito allo studio di questo farmaco attualmente in Italia sono 291, di cui 140 al Nord, 49 al Centro e 92 Sue e isole. I pazienti invece arruolati sono 411, di cui 324 al Nord, 35 al centro e 52 al Sud e isole. Questi i dati aggiornati sull’avanzamento dello studio TOCIVID-19 (“Studio multicentrico su efficacia e sicurezza di tocilizumab nel trattamento di pazienti affetti da polmonite da COVID-19”).

Ma che tipo di farmaco è il Tocilizumab?

“È un farmaco già pronto. Tecnicamente è un immunosoppressore, e agisce contro l’interleuchina-6. L’esperienza più grande con questo farmaco ci viene proprio dalla cura dei tumori con l’immunoterapia. Quando noi stimoliamo molto il sistema immunitario per combattere il tumore, infatti, si provoca un effetto collaterale che è il distress respiratorio, molto simile a quello che vediamo con Covid-19.

Anche qui c’è un eccesso di attivazione del sistema immunitario: tocilizumab riduce l’azione eccessiva e controproducente del sistema immunitario che provoca l’infiammazione degli alveoli polmonari”.

Ma quindi non va a colpire il virus, ma colpisce gli effetti collaterali.

“Certamente, questo farmaco non colpisce il virus ma la complicanza, cioè la saturazione O2<93% oppure rapporto P/F <300. C ioè sembrerebbe che i pazienti che abbiano livelli elevati basali di Interluchina-6 (abbreviazione IL-6) siano quelli con il beneficio maggiore”.

Cioè?

“Questi sono parametri respiratori, si crea questa tempesta, l’infiammazione al polmone, se la saturazione dell’ossigeno presenta questi parametri allora in questi pazienti viene usato quel farmaco”.

Quali sono le sue impressioni?

“Le impressioni è che il farmaco, ma bisogna dirlo con cauto ottimismo, funzioni. O almeno abbia dato de segnali che funzioni. Funziona meglio nel paziente non intubato, cioè dove non ci sia già un danno polmonare importante”.

Cosa può dire ai cittadini? Che valore hanno queste sperimentazioni? 

“Questi dati sono dati non scientificamente validi, perché non vengono fuori da rigorose procedure scientifiche, è la sperimentazione che ci dirà se possa funzionare o meno. La sperimentazione chiarirà anche il ruolo eventualmente predittivo dei livelli sierici basali di IL-6”.

Ma quando viene somministrato? Chiunque può andare a prenderlo?

“Assolutamente no. Dietro giudizio del medico e in situazioni di insufficienza respiratoria”.

E sul farmaco giapponese Avigan cosa dice?

“Che bisogna andare cauti. Anche noi nella nostra sperimentazione, ci vuole un pool di esperti. E il lavoro che ha fatto l’Aifa con il farmaco sull’artrite è eccezionale. In genere per protocollare un farmaco ci vogliono mesi, in dieci l’Aifa è riuscita a dare l’ok”.

 

 

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