Una scuola anti Covid che non ha chiuso nemmeno un giorno. Grazie all’aiuto della tecnologia. Serenella Bettin è andata a trovare l’istituto creato a Valpolicella dall’ex calciatore Damiano Tommasi. Eccolo in un video qui sotto. Ed ecco il suo articolo pubblicato su Il Giornale.
La scuola anti Covid di Damiano Tommasi
È un luogo incontaminato e incantato. Quasi sacro. Il verde degli infonde tranquillità e armonia. Anche ai tempi del Covid. Qui nell’incantevole Valpolicella, la terra del vino, ai piedi delle Prealpi Veronesi, se ne sta la scuola di Damiano Tommasi. Proprio lui, l’ex centrocampista della Roma ed ex presidente dell’Associazione Calciatori. Con la moglie Chiara Pigozzi e due soci ha dato vita a una scuola. E si racconta al Giornale. Il suo sogno? «Costruire una scuola partendo da zero». E ci è riuscito.
Incontriamo Tommasi con il professore Zeno Gaburro. Ci sediamo fuori la scuola che non ha mai chiuso e che giovedì ha ricominciato le lezioni. E il fuori è un concetto davvero diverso rispetto alle scuole tradizionali: questo è un istituto con un parco di quattro ettari e mezzo. E la notizia è che in questo sfortunato anno scolastico fatto a semafori per ora non ci sono positivi. Nessun caso. La scuola è aperta. La didattica a distanza è stata fatta solo ai tempi del lockdown.
Ritorno in classe
Ora basta: ogni mattina suona la campanella. Un esempio di come risolvere i problemi in emergenza, anche grazie alla tecnologia. Tommasi ha fondato un primo embrione della scuola con la moglie nel 2001. Insieme hanno sei figli: quattro femmine e due maschi di 5, 10, 14, 17, 21 e 23 anni. Loro ne hanno 46, erano compagni di scuola. Con loro Graziella Pennisi e Christian Zivelonghi. La moglie è la coordinatrice.
La loro fonte d’ispirazione? La scuola di Barbiana, nel cuore del Mugello, fondata da don Lorenzo Milani. Nel 2001 danno vita a “Bambi&Bimbi”, nel 2012 al centro per l’infanzia, nel 2015 la scuola primaria e nel 2017 la scuola media «don Milani Middle School». Poi nel 2018 acquistano dalla Curia questo luogo, la Villa Mirandola, e così sempre più un crescendo. Adesso hanno 112 bambini tra 0 e 6 anni, 172 ragazzini della scuola primaria paritaria e 47 alla media.
I docenti, compresi i collaboratori esterni, sono 58 e fanno attività essenziali come musica, teatro, attività motoria, attività all’aperto, attività circense, arti espressive, danza. In programma ci sono anche il corso di argilla o le visite tra le cantine, almeno quando si poteva. Ma si tornerà a farle.
Didattica innovativa
Insegnano il bilinguismo con un’insegnante madrelingua già a partire dall’asilo nido. Così è più naturale, semplice, veloce. E anche il concetto montessoriano: non solo un incentivo ad andare a scuola, ma innescare nei ragazzi la voglia di apprendere. Il tutto con l’uso della tecnologia. Anche per scrivere una poesia.
«La didattica a distanza – ci spiega Tommasi – ha imposto un’accelerazione dell’uso della tecnologia. È una grande sfida renderla accessibile a tutti. Noi vogliamo che diventi uno strumento di conoscenza per i ragazzi e su questo crediamo molto. L’obiettivo è che questa scuola possa essere un modello replicabile in qualsiasi parte del mondo e d’Italia».
Tradizione nel futuro
Oltre alle lavagne multimediali, hanno comunque anche i libri cartacei. Con corsi online, piattaforme didattiche e i bambino messi al centro. Chi li coadiuva in questo progetto ed è colonna portante è appunto il professore Zeno Gaburro, che insegna Fisica all’Università di Trento.
«Ho capito – ci racconta – che se insegni come vent’anni fa, ottieni il 10% dei risultati. Far fisica in realtà significa capire come vanno le cose. Insomma c’era bisogno di rinnovare il metodo. Però l’innovazione non è fine a se stessa, serve a migliorare lo stato attuale, a mettere i bambini nella condizione di apprendere. Per gli insegnanti a volte è una fatica, c’è un gap tra docente e alunni.
Occorre accelerare. E parlare un linguaggio adeguato a questi ragazzi che hanno un modo di recepire e apprendere totalmente diverso da quello di vent’anni fa. Il concetto di classe come la intendiamo noi per loro è medioevo. Il cervello oggi va a mille. Io a lezione faccio domande provocatorie, porto problemi pratici. Altrimenti lo studente si annoia».
Il prossimo sogno dopo la scuola anti Covid
Nel 2020 la scuola ha vinto la selezione per concorrere a un premio riconosciuto a un team che ha innovato la didattica in modo radicale. Con venti università europee coinvolte. Tommasi ce lo racconta mentre ci porta a fare un giro per le aule: strumenti didattici di ultima generazione e banchi distanziati. ma anche cartelloni e lavagne appesi alle pareti. Lavori, immagini, fotografie.
È il «come una volta» trasformatoi nel futuro: «Io e mia moglie abbiamo sei figli, la parte educazionale ci ha sempre coinvolto e dato stimoli, ci affascina il fatto di poter accompagnare le persone nella loro crescita». E il mondo del calcio? «Ho un altro sogno: «Allenare una squadra di orfani. Chissà…».
giornalista appassionato di tutto quanto fa tecnologia, caporedattore del quotidiano Il Giornale