De Luca (Axpo): “Così l’hitech cambierà il mercato dell’energia”

da | 22 Feb 2020

Domenico De Luca è uno di quei grandi manager che rappresentano il meglio del nostro Paese nelle più importanti aziende del pianeta.

Attualmente è Ceo di Axpo Solution, a capo del settore Trading and Sales. E può raccontare la trasformazione tecnologica di un business che viene da lontano: «Un passaggio necessario». Ecco l’intervista pubblicata su Il Giornale di venerdì 21.

Domenico de Luca, Ceo di Axpo Solutions

Intervista a Domenico De Luca

Ceo di Axpo Solution, Head of Trading and Sales

Come la tecnologia sta cambiando il settore energetico?

«Beh, per esempio le società di trading usano molti dati. Abbiamo sempre investito nell’analisi per capire le curve dei prezzi e le previsioni domanda. Quello che si faceva a mano, ora si fa in tempi velocissimi grazie al machine learning».

Studio dei big data, insomma.
«Esatto. Ora abbiamo strumenti avanzati, ma è sempre la vecchia e cara statistica in fondo».

E il progetto sulla blockchain?
«Si chiama :elbox, L’idea è far sì che l’energia rinnovabile di una regione vada direttamente al consumatore. Il quale può decidere da quale centrale approvvigionarsi e il prezzo così si forma tra cliente e centrale. Un sistema più sofisticato dei certificati verdi».

Ognuno di noi può vedere l’origine dell’energia che usa.
«Questo è lo scopo. E ne siamo così convinti che siamo in negoziazione con altre utility locali, anche nostri concorrenti. In più lavoriamo un grosso progetto europeo che vorrebbe organizzare tutti gli scambi a livello grossista. Potrebbe sostituire la Borsa».

Sta funzionando?
«Non ancora. La difficoltà è che il vantaggio sia tale che poi valga la pena anche per chi ha speso soldi per altra tecnologia».

Ci sono dunque resistenze al cambiamento.
«È normale, è umano. Per esempio una delle mie paure è applicare il machine learning e sostituire il trader: le aziende ne avrebbero un beneficio, ma in realtà la macchina non sostituisce la persona. Va spiegato che non è una minaccia, ma un’opportunità».

Come?
«Col tempo, con l’esempio. Il successo non è fare soldi immediati, ma rendere entusiasta tutta l’organizzazione per abbattere la diffidenza all’innovazione».

Voi come avere fatto?
«Coinvolgendo esperti di trading in tutte le nostre le 30 società europee. Alla fine sono uscite 90 idee di applicazione della tecnologia. Per ora ne abbiamo selezionate 4, una è già implementata in Spagna. Da lì impareremo per adattarlo alle legislazione delle varie nazioni. Ma la sostanza è che l’algoritmo di calcolo prodotto è lo stesso».

Un esempio anche per le PMI?
«Per loro è più difficile fare investimenti così importanti, ma la nostra sperimentazione può essere d’aiuto. È dura mettere tanti soldi su qualcosa che non ha un traguardo chiaro. E poi c’è un’altra cosa».

Quale?
«Senza investimenti sull’innovazione non si può raccogliere. Però bisogna cambiare la cultura. Nei Paesi anglosassoni si dice learn fast, fail cheaply: si deve sbagliare per imparare. Da noi fallimento è visto come un’onta».

Come rimediare?
«Se le utility non avessero avuto mai problemi, non sarebbero diventate quello che sono. Sono le crisi a farti crescere: il crollo dei prezzi di mercato ha fatto aguzzare l’ingegno. Ecco: il sale dell’innovazione è poter sbagliare per imparare. E avere successo».

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