Corea e il Covid-19: le testimonianza di un’italiana Seul (di Serenella Bettin)

da | 12 Mar 2020

Ci siamo mossi tardi, questo è certo. E ci siamo mossi scomposti, è evidente. Finalmente siamo arrivati alla conclusione che sigillare l’Italia per due settimane può essere l’arma definitiva per arginare il Covid-19. Noi italiani siamo così: fatichiamo a prendere l’esempio dagli altri. Fatalismo, paura di perdere consenso, incoscienza nel DNA. L’esempio però c’è: è la Corea del Sud.
Adesso che la guerra è in corso, la tecnologia ci viene in aiuto. Per ora per stare in contatto, per studiare e lavorare. Ma può fare anche molto di più. La dimostrazione è questa testimonianza di una ragazza italiana che vive in Corea. La collega Serenella Bettin ci ha messo a disposizione il suo articolo per far sapere come lì il coronavirus si combatte con l’aiuto di tutti. Uniti, insieme. Nonché la videotestimonianza di Giulia Brambilla, una ragazza italiana che vive e lavora a Seul. Dunque grazie Serenella (e grazie Giulia). Buona lettura.

La Corea del coronavirus

di Serenella Bettin

Ecco come la tecnologia e il corretto uso di questa, possono aiutare molto per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Basta aver i soldi o trovare qualche imprenditore pronto a investirli.

Già, perché la Corea del Sud slitta in basso, l’Italia schizza in alto. Colpa solo del Coronavirus? No. Le persone continuano a comportarsi come se niente fosse. Qualcuno sembra aver capito, ma molti ancora minimizzano, mettendo a repentaglio non solo la propria vita, ma quella degli altri. Molti sono asintomatici e senza accorgersene potrebbero essere untori, e i giovani potrebbero essere contagiati e a loro volta contagiare quelli più anziani.

Gli schermi con le regole per la prevenzione

In Corea, il giorno 11 marzo 2020, si sono registrati 242 casi in più. In Italia invece l’aumento è stato terribile: 2313 casi. Numeri catastrofici che potrebbero peggiorare. Ma come si comporta la tecnologia in tutto questo?

In Corea per sconfiggere il virus hanno installato delle telecamere termiche. Le hanno installate fuori dei locali, dei luoghi aperti al pubblico, dei grandi centri commerciali. Basta il solo occhio della telecamera a misurare la temperatura delle persone, se passa qualcuno con più di 37, si blocca tutto. Si chiama l’ambulanza e la persona viene portata in ospedale per i controlli.

Le telecamere termiche

Le mascherine poi, che in Italia mancano anche per i medici, sono consegnate e pagate dal Governo.Hanno suddiviso le persone per anno di nascita – dice Giulia Brambilla, una ragazza di Milano che ora vive in Corea – e hanno affisso dei cartelli ovunque. Se sei nato nel 1993 come me per esempio, vai a comprarle di mercoledì. In giro poi è pieno di cartelli che ti indicano come comportarti, che ti danno indicazioni. Anche nella mia stazione metro che è molto piccola, si viene costantemente bombardati di raccomandazioni“.

Il ritiro delle mascherine ordinato secondo l’anno di nascita

Per non parlare di tutte le notifiche che ricevo su whatsapp. Qui gli infetti vengono tracciati – continua –, ne tracciano i movimenti, ora per ora. Disinfettanti ovunque, disinfezioni ovunque. La gente vive tranquilla. La paura c’è, ma le attività non si fermano”.

Già, i messaggi sono quelli “di orientamento sulla sicurezza”. Vengono inviati dalle autorità sanitarie e dagli uffici distrettuali di tutto il Paese. Ricordano alle persone di lavarsi le mani, di non toccarsi il viso, di fare attenzione. Tracciano i movimenti degli infetti utilizzando i dati Gps, le riprese delle telecamere di sorveglianza e le transazioni con carta di credito. Così uno sa esattamente quale percorso ha fatto il contagiato.

Shopping nei negozi

Inoltre pannelli multimediali in ogni dove, con le indicazioni su come comportarsi e sul non sottovalutare la questione e poi i tamponi. Quelli che noi dovremmo eseguire a tappeto, ma per i quali mancano soldi. “Il governo qui sta investendo tantissimo – racconta Giulia – Hanno persino inventato dei test pronti in 10 minuti, tipo Mc Donald drive. Entri con l’auto in dei mega campi, ti misurano la febbre e ti fanno i tamponi senza mai scendere dall’auto. Le aziende, che producono mascherine sono state messe al lavoro anche nei weekend e i costi sono sostenuti dallo stato”.

Disinfettanti in metropolitana

Misure ottime insomma per il contenimento del contagio. Che mostrano infatti come i numeri in Corea stiano scendendo.I numeri parlano da sé e le misure tutti le rispettano. I contagi, da 700 e passa al giorno, sono diventati un centinaio, che è impressionante calcolando che la densità di abitanti è di gran lunga maggiore a quella delle nostre città italiane“.

Giulia conclude:Purtroppo credo che sia impossibile cambiare la mentalità di queste persone. Forse quando inizieranno a perdere parenti e amici, o quando si ritroveranno malati e senza posti all’ospedale, forse inizieranno a capire dove hanno sbagliato. Sono lontana, ma piango per il mio Paese. Davvero”.

 

 

 

 

 

 

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