Se i numeri possono parlare.
Sì certo, alle 18 come ogni sera arriva il bollettino dei morti, il “bill of mortality”, dati che vengono forniti dalla protezione civile. Ma che messi lì senza alcun riferimento, parametro, senza alcuna spiegazione di quello che da quasi un mese e mezzo a questa parte accade, vogliono dire poco.
Serve un’analisi, serve una statistica: Serve qualcuno che ci spieghi cosa vogliano dire questi numeri, buttati lì nella conta dei morti. Numeri che non sono soltanto numeri, sono storie, persone, gente trafitta dalla vita che muore da sola.
Il Coronavirus e la statistica
di Serenella Bettin
Ci siamo affidati al parere di esperti informatici e matematici e abbiamo provato a capirne qualcosa. Nils Fazzini, ceo di Citel Spa e Matteo Piazza, ceo e cto di Aion Srls. I due hanno messo a frutto un sistema che dire “eccezionale” per i profani è dire poco. Come funziona il sistema e come nasce.
Allora il sistema che hanno messo a punto e che lo si può trovare semplicemente cliccando sul sito https://server.aionteam.it/yabepublic/#/dashboard/31. Fa vedere la situazione dei contagi nel territorio italiano aggiornata in tempo reale.
Un sito diviso per sezioni. Dove si possono vedere i tamponi eseguiti (ora alle 18.50 di oggi sono 541.423), gli attualmente positivi (80.572), i dimessi guariti (16.847), i deceduti (13.155). I ricoverati in terapia intensiva che sono il 5,01% dei positivi, la media giornaliera nazionale di nuovi casi (2.910), la media giornaliera regionale (139).
Nonché l’andamento del contagio, le aree colpite, i casi per regione (Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche e Emilia Romagna, Liguria e ora anche Toscana le più colpite). E i tamponi eseguiti confrontati con i dati giornalieri.
Il modello matematico
Il sistema riflette un modello previsionale basato sul modello matematico SIR.
Ed è un continuo crescendo di numeretti che cambiano, che girano e una dimostrazione plastica di grafici, aerogrammi, linee, curve e andamenti.
Il grafico di andamento ha lo scopo di mostrare l’efficacia dell’azione di analisi da parte della Sanità per l’individuazione tempestiva di nuovi focolai. Nonché la probabilità che tamponi su individui sospetti facciano emergere casi di contagio reale.
Perché il problema è proprio quello, che non abbiamo ancora un quadro complesso e complessivo di quanti siano in effetti i contagiati, secondo i medici e gli esperti ci sono molti asintomatici. Ossia quelli che pur avendo contratto il virus non hanno sintomi. Persone che farebbero ridurre il tasso di mortalità e di molto.
Secondo Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, se ne cercando almeno 450 mila. Ovvero 250 mila asintomatici e 200 mila omessi. Tutta gente che potrebbe a sua volte infettare altre persone.
La previsione dei contagi
Nel sito poi elaborato da Fazzini e Piazza, si può anche cliccare su “vuoi vedere una previsione dei contagi”. E vedere come dalla settimana dall’8 aprile in poi la curva arancione degli è decisamente in ribasso. Tra i comportamenti consigliati poi c’è anche: riduciamo gli spostamenti.
L’obiettivo infatti, come ci hanno spiegato Fazzini e Piazza è proprio quello di informare le persone. Di far sì che abbiano uno strumento in più per guardare grafici e curve fruibili anche a chi di matematica e informatica e statistica non ne capisce niente. Ma soprattutto uno strumento che può servire agli ospedali e ai funzionari della Protezione Civile per guardare al fabbisogno dei giorni e mesi a venire.
Cioè a seconda dell’andamento della curva, andamento che varia in base al comportamento dei cittadini. E che, come può essere benissimo visto dal grafico, gli ospedali avranno bisogno di tot strumenti, apparecchiature, medici, infermieri.
Com’è nato l’esperimento
“L’idea
– spiega Fazzini – è nata da un esperimento tra le due aziende con l’intenzione di comprendere meglio il fenomeno, per capire la capacità del virus. I dati sono quelli che vengono pubblicati dalla Protezione civile, noi prendiamo i dati in tempo reale, appena vengono pubblicati e li inseriamo in questo sistema”.
Ma perché?
“I numeri non ci giustificavano a sufficienza le azioni messe in campo in tutto il mondo. E ci siamo accorti che in realtà il rischio è molto più alto”.
Sì ok ma se io guardo questi numeri, in Italia siamo 60 milioni.
“I numeri che conosciamo oggi sono tutti relativi ai tamponi verificati sul campo, e sì, la percentuale è bassissima rispetto alla popolazione italiana. I numeri che conosciamo sono troppo piccoli, ma visto il potere di contagio che ha la malattia, cerchiamo di capire, qual è il reale potenziale di persone suscettibili alla malattia”.
E?
“E abbiamo preso la curva delle infezioni e la curva delle guarigioni e abbiamo cercato di capire questo meccanismo che è statico, cioè qual è il parco di possibili suscettibili, poi abbiamo preso l’età media delle tabelle Istat e abbiamo tolto gli ultra ottantenni e quelli sotto i dodici anni per vedere andamento contagio”.
Sì ma in Italia gli ultraottantenni sono 4 milioni.
“Hanno una mobilità limitata però, e 4 milioni su 68 milioni è un numero talmente basso che in un modello matematico non fa la differenza. Noi abbiamo cercato di disegnare un modello che tenesse conto del modello degli italiani, che tenesse conto dello spostamento”.
Ok e se ci spostiamo, se ci muoviamo, come cambia la curva?
“Se ci spostiamo la curva diventa molto più ripida”.
E sul tasso di mortalità?
“Sul tasso di mortalità non si può fare una previsione. Questo modello serve a capire il fabbisogno che può avere un ospedale, per far sì che venga tenuto sotto controllo e perché il sistema sanitario non vada in crisi. Inoltre può essere utile per cercare di spiegare alle persone comuni questo perché ci chiedono di stare a casa, il rischio è molto più elevato e occorre fare in modo che questa pandemia non si estenda su tutto il territorio nazionale”.
Le altre ricerche
Intanto una ricerca condotta dall’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), indica tre date di quando questa emergenza potrebbe “finire”.
Ammesso che ci possa essere un giorno in cui finisca. Ed è il giorno dei “contagi zero” in tutto il Paese. Ecco sulla base sulla base di queste curve, il giorno potrebbe essere il 5, il 9 o il 16 maggio.
Ma è un termine condizionato dalle differenze di crescita tra le regioni. In Liguria, Basilicata e Umbria la data potrebbe essere il 7 aprile. Seguite dalla Puglia il 9 aprile, Sicilia il 14 aprile, così come in Veneto. In Piemonte il 15 aprile, nel Lazio il 16 mentre in Campania il termine ultimo è per il 20 aprile.
Ci vorrà più tempo per la Lombardia che deve aspettare il 22 aprile, mentre l’Emilia Romagna il 28 aprile. L’ultima è la Toscana che nella migliore delle ipotesi potrebbe toccare quota zero il 5 maggio.
Non ultimo lo statistico Farcomeni, professore ordinario alla Tor Vergata di Roma intervistato da Davide Re di Avvenire, che già qualche giorno fa sosteneva che in Lombardia ormai fosse giunto il picco, “anche a Bergamo e a Brescia”. Aggiungendo: “È importante che le misure messe in campo per il contenimento del contagio non vengano allentate ora, e soprattutto siano rispettate dai cittadini”.
E allora aggiungiamo noi, abbiate pazienza.
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